L’impact investing non è uno strumento finanziario a sé stante (come un’obbligazione o un’azione), ma un approccio peculiare agli investimenti, che si realizza attraverso strumenti eterogenei per soddisfare le esigenze di rischio-rendimento-impatto degli investitori. Nell’accezione più pura e identitaria, con l’espressione impact investing ci si riferisce, infatti, alla realizzazione di investimenti in start-up, imprese e fondi, legati a obiettivi sociali misurabili e intenzionali e in grado, allo stesso tempo, di generare un ritorno economico per gli investitori.
Quali sono i requisiti cardine di un impact investment?
In linea con Impact Europe, la- Fondazione fa riferimento a 4 principi chiave per identificare un impact investment vero e proprio, differenziandolo dagli altri approcci spesso associati all’impact investing, ma non prettamente “strictly impact” (“SRI” ed “ESG” in primis). Tali requisiti sono:
Intenzionalità: la volontà esplicita dell’imprenditore di rispondere a bisogni di natura sociale, ambientale o culturale. È un elemento chiave che contraddistingue l’impact investing dagli investimenti responsabili e ESG
Misurabilità: riferita alla definizione di metriche che permettano all’investitore di individuare intenzionalmente – ex ante – obiettivi di impatto specifici e monitorare e analizzare costantemente – ex post – gli effetti qualitativi e quantitativi prodotti dall’investimento in termini di impatto sociale, ambientale e culturale. Tiene conto della valutazione di eventuali esternalità negative che lo stesso investimento può generare indirettamente in altri settori affini o collaterali
Addizionalità: intesa come capacità dell’operazione di investimento di intervenire in aree di fallimento di mercato, sottocapitalizzate e spesso poco attraenti per i tradizionali operatori di mercato, con particolare attenzione ai livelli di innovazione e accessibilità in termini di fruizione-prezzi-distribuzione del prodotto/servizio commercializzato
Rendimento minimo: la necessità per l’investitore di remunerare il capitale investito, anche accettando consapevolmente ritorni inferiori alla media di mercato
Due approcci a confronto
All’interno della categoria degli investimenti “impact” è possibile identificare 2 strategie di investimento che mettono in relazione l’intenzionalità/incidentalità nella ricerca dell’impatto.
Nello specifico:
investing “with impact”, con riferimento all’attività di investimento prevalente in imprese for-profit a impatto e, secondaria, in organizzazioni a impatto sociale con una solida sostenibilità economico-finanziaria. Solitamente appartiene a investitori istituzionali con ingenti capitali di rischio ed elevate attese di rendimento finanziario (“finance first”), che sono alla ricerca anche di un impatto intenzionale positivo.
investing “for impact”, con riferimento all’attività di investimento prevalente in organizzazioni a impatto sociale con una potenziale sostenibilità economico-finanziaria e, secondaria, in organizzazioni a impatto non ancora sostenibili (allo stadio di sviluppo iniziale), generalmente sostenute da grant. Tale approccio appartiene a investitori operanti in una logica di “venture philanthropy”, con capitali di rischio più esigui, minori attese di rendimento finanziario e alla ricerca prioritaria di un impatto intenzionale positivo e addizionale (“impact first“) – come la nostra Fondazione.
Quali strumenti possono essere utilizzati per realizzare l’impact investing?
L’impact investing può essere realizzato attraverso una varietà di strumenti appartenenti a diverse asset class, che possono differire per livello di rischio, remunerazione attesa e implicazioni per l’impresa investita.
- Titoli a reddito fisso – come i Green Bonds che finanziano progetti a impatto ambientale, i Social Bonds emessi da istituzioni finanziarie o le obbligazioni emesse da imprese sociali
- Private equity e venture capital – Investimenti nel capitale sociale di aziende non quotate. Ade esempio quote o azioni di imprese a impatto non quotate e/o quote di fondi impact non quotati
- Public equity – Azioni emesse da imprese quotate (orientate all’impatto sociale). Ad esempio: titoli di imprese a impatto, quotati su mercati liquidi (es. Tesla sul Nasdaq, Wessanen ad Amsterdam etc.) e/o quote di fondi impact quotati (es. Impax Environmental Markets)
- Asset reali – Investimenti in beni tangibili come immobili, impianti per le energie rinnovabili
- Strumenti ibridi – strumenti intermedi tra debito ed equity, come obbligazioni convertibili, Social Impact Bonds o Revenue Participation Agreements.
“L’impact investing si colloca in un territorio intermedio tra la filantropia e gli investimenti sostenibili, con l’obiettivo di coniugare valore economico e valore sociale. Nella valutazione di un investimento, mentre l’investitore tradizionale valuta principalmente il rapporto rischio/rendimento, l’investitore “a impatto” aggiunge una terza dimensione all’analisi e valuta il rapporto rischio/rendimento/impatto. Infatti, le attività in cui investono gli impact investor devono essere economicamente sostenibili e garantire un ritorno economico, che è spesso inferiore rispetto a quello di un investitore tradizionale, perché non intende estrarre quanto più valore finanziario possibile da un investimento, quanto piuttosto generare quanto più valore sociale possibile. In Italia un esempio emblematico dell’attività di impact investing è rappresentato dal settore dell’housing social, un ambito tradizionalmente presidiato dalle cooperative, con un modello di successo molto consolidato, ma con difficoltà nell’attrarre risorse aggiuntive da parte di investitori istituzionali.” – Marco Gerevini – Consigliere Delegato della Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore.



