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Finanza sostenibile (ESG): sale a quota 1.200MLD$, nonostante la pandemia

Il mercato della finanza sostenibile ha raccolto nel 2020 circa 1.200MLD$. A certificarlo, uno studio pubblicato da Credit Suisse.

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Cresce il segmento degli investimenti realizzati secondo logiche di tipo ESG – environmental, social and government, che include operazioni di investimento in aziende particolarmente virtuose dal punto di vista sociale, ambientale o di governance (da non confondere con l’impact investing).

Nel terzo quadrimestre di quest’anno gli asset di fondi sostenibili hanno raggiunto il record di 1,2 trilioni di dollari crescendo del 15%. In questi ultimi 4 mesi sono stati lanciati ben 166 fondi a livello globale e la raccolta è salita dell’11% a 80,5 miliardi di dollari. «I sustainable fund continuano ad attrarre capital a livelli record poiché gli investitori stanno ribilanciando il loro portafoglio cercando performance alte a lungo termine e basso rischio» – spiega Paolo Celesia, head of equity capital markets e financig per l’Italia di Credit Suisse.

L’esperienza di Credit Suisse pone l’accento su un secondo fenomeno: “le aziende emittenti che hanno bisogno di risorse si accorgono di questo vantaggio relativo e si attrezzano. L’emissione di un bond green paga una cedola al 2% e se lo strumento non raggiunge gli obiettivi di sostenibilità prefissati al 2025 pagherà una cedola più alta, tendente al 2,5%. Ne sono un esempio le prime emissioni obbligazionarie verdi di Pfizer, la star dei vaccini Covid, perfezionato a maggio per 1,25 miliardi di euro”. Secondo Celesia le aziende quotate con obiettivi Esg hanno avuto performance migliori di altre, una su tutte le energie rinnovabili a dispetto dell’oil & gas.

I bilanci delle società quotate sono sempre climate-focused

E’ svolta green nei bilanci delle società quotate: 4 su 10 secondo uno studio di Deloitte, che analizza i bilanci di 226 società quotate in Borsa Italiana. Il 42% delle relazioni finanziarie analizzate, infatti, include un’informativa di tipo climate, seppur con livelli di dettaglio molto diversificati tra loro, mentre il 58% delle relazioni finanziarie non evidenzia alcuna informativa.

Nello svolgimento dell’analisi, la società di revisione e consulenza si è focalizzata sulla presenza di informativa in merito al climate change, sulla collocazione all’interno della relazione finanziaria annuale e sul livello di approfondimento dell’informativa fornita, prendendo a riferimento anche i principi della Task Force on Climate-Related Financial Disclosures. Emerge chiara la correlazione tra la presenza di informativa e il settore di appartenenza delle società: si ha una netta evidenza di come il settore e quindi il business costituiscano il driver più rilevante. L’analisi mostra un sostanziale equilibrio fra società industriali e società finanziarie: in particolare il computo evidenzia che circa il 42% delle entità industriali ha fornito informativa, percentuale di fatto del tutto analoga nel contesto delle società operanti nell’ambito dei financial services.